Lettera alla Chiesa di Roma - Tutti Fratelli

A seguire ho posto la mia lettera in risposta all'enciclica "Tutti Fratelli" di Papa Francesco che potete trovare a questo link.

L'enciclica poggia per la sua maggior parte sulla questione migratoria, e leggendola ritengo che siano state evase questioni fondamentali di Diritto Universale.

La giudico un documento non risolutivo perché ignora le vere motivazioni delle problematiche che espone.

La mia lettera è disponibile anche in  FORMATO PDF .


Carissimi Fratelli, Carissime Anime Sorelle.

A voi nuovamente scrivo per questioni importanti, per questioni di credo, di fede, di morale, di diritti umani e di verità cristiana.

A voi scrivo in risposta all'enciclica “Fratelli Tutti”.


Da che esiste l'uomo, egli migra di terra in terra, di luogo in luogo.
La Bibbia stessa ci narra nell'Antico Testamento di migrazioni e di guerre in nome del diritto a difendere o ad occupare una terra; difendere la propria terra è un diritto, e persino il Dio Padre del Cristo ha difeso il Suo Regno dall'oppositore Lucifero, scacciandolo da esso, perché difendere la propria terra è un Diritto Universale che osserva i precetti e le leggi della Verità Assoluta.

Non esiste motivo alcuno per il quale ci sia impedito di difendere la propria terra, i propri luoghi, la propria identità, il proprio credo ed il proprio pensiero, ed in tal senso Dio stesso agì, perché la difesa alla propria terra è proprio un Diritto Universale stabilito dalla Verità Assoluta, che è Dio.

Se dunque è in nome della Verità Assoluta che ci è consentito difendere la propria terra, è in nome di quale diritto che è all'uomo consentito invadere le terre altrui?

Vi rispondo che è in nome di una sola verità che ciò è possibile, quando cioè nella terra che vorremmo invadere sono lesi o negati i diritti di chi in essa dimora, egli incapace di farli valere per se' e per chi ama.

Non esiste nessun altra giustificazione se non questa, perché tale agire avviene in nome del “Comandamento Nuovo ed Unico” che impone l'amare il prossimo come se stessi, cioè di fare per gli altri quanto vorremmo gli altri facessero per noi, e se gli altri nostri prossimi sono nell'incapacità del diritto alla difesa della propria terra, dei propri spazi e dei propri diritti, chi è nel potere e nelle possibilità, allora è nel dovere di intervenire per conto d'essi ed in aiuto ad essi.

Se però alcuno ha desiderio di spostarsi dalla sua terra per andare altrove in cerca di condizioni di vita migliori, ne ha egli diritto? E chi già risiede nella terra alla quale ambisce chi migra, quali diritti e quali doveri ha?

Il diritto ad emigrare è universale, perché anche l'uomo ha il diritto di lasciare la sua difficile e poco felice dimora terrena per stabilirsi ad una terra promessa migliore, e codesta terra promessa ci fu garantita dal Re dei re, dal Gesù Cristo Figlio Unigenito del Dio Padre Onnipotente. Dunque, migrare è un diritto universale!

Ma questo diritto è indiscutibile? E' assoluto? E' inoppugnabile?

No Fratelli, il diritto ad accedere ad una terra che si ritiene migliore della propria, è soggetto al giudizio delle credenziali ed a delle condizioni; può infatti l'uomo accedere al Regno dei Cieli del Dio Padre come e quando egli vuole? Può l'uomo pretendere il diritto indiscutibile di godere della bontà e dei privilegi che il Regno dei Cieli garantisce?

No Fratelli, non chiunque può accedere al Regno di Dio nei Cieli, perché per entrarvi ne servono le credenziali, così come serve l'osservazione delle condizioni necessarie; credenziali e condizioni a cui Satana venne meno, motivo per il quale fu espulso da esso.

Per accedere ad una terra che non è propria servono dunque credenziali e condizioni, e tale principio è Verità Assoluta; similmente come in Cielo, così deve essere in terra secondo la preghiera del “Padre Nostro” che ci insegna: “... sia fatta la Tua volontà, come in Cielo così in terra”. Ecco Fratelli, se la volontà del Padre in Cielo nel Suo Regno è quella che ad esso vi si accede nell'osservanza di credenziali e condizioni precise, di pari sia in terra, altrimenti tutta l'essenza veritiera del Padre Nostro è dall'uomo contestata e resa nulla.

Poiché però tale questione è fondamentale, il rischio di rimanere ciechi ad altre verità deve essere totalmente escluso, e questo ci è possibile con l'aiuto del Vangelo.

In esso in Mt 22 si racconta del “Buon Samaritano”, parabola questa che tutti voi ben conoscete e che il nostro Maestro ci raccontò per spiegarci come meritare la vita eterna, come cioè accedere al Regno di Dio in cui c'è la vita eterna, e per mezzo di codesta novella Gesù ci spiega come dunque ad esso accedere nell'osservanza delle credenziali e delle condizioni necessarie.

Testualmente ci racconta il Vangelo di Gesù da voi canonizzato come autentico e veritiero:

«Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno"» .

Queste parole ci parlano di carità, e essa è una delle credenziali e condizioni che l'uomo deve possedere ed osservare per accedere alla vita eterna; bisogna cioè in vita terrena essere caritatevoli, e questa sarà la credenziale, e bisogna essere anche nella vita eterna caritatevoli, e questa sarà la condizione. In verità come voi meglio sapete di me, molte di più sono le credenziali e le condizioni all'uomo necessarie per entrare di diritto a far parte del Regno di Dio sia in terra che in Cielo, ed esse sono raccolte nei Sette Spiriti di Dio che l'uomo dovrebbe sempre in se' coltivare, che sono:


il Rispetto
la Comprensione
la Sincerità
la Lealtà
l'Umilà
la Fedeltà
ed il Perdono.

Può infatti sussistere il Regno di Dio nell'assenza di uno solo di essi? Per accedere al Regno di Dio lo spirito dell'Anima necessita di tali credenziali, ponendosi nella condizionale di vivere in essi e per essi, perché è vivendo in essi e per essi che poi si vive di fatto nel nostro prossimo e per il nostro prossimo, e dunque in Dio e per Dio.

Il Buon Samaritano ebbe rispetto per la vita altrui salvandola, ebbe comprensione per lo sventurato non curante delle motivazioni reali per cui egli si trovò in tal stato, e dunque tralasciando ed ignorando qualsiasi sua eventuale responsabilità, ed il suo cuore fu sincero perché l'atto di soccorso fu spontaneo e disinteressato, ed il Buon Samaritano fu leale con l'oste adempiendo ai patti stabiliti il giorno prima ad egli consegnando i due denari, e fu uomo umile che si adoperò in prima persona nel condurlo all'alloggio incurante degli stati sociali d'essi, e fu fedele ai principi caritatevoli del Cristo, e fu in fine anche uomo che in cuor suo perdonò coloro che compirono tale crimine perché non imprecò verso essi nessun male rimettendosi alla volontà del Dio Padre nell'autentico e disinteressato servizio caritatevole.

Ebbene Carissimi, è proprio nell'atto caritatevole verso chiunque che i Sette Spiriti di Dio vivono nell'Anima dell'uomo formandolo ad immagine di Dio; soccorrere il bisogno è sicuramente una delle gesta caritatevoli più belle ed edificanti che la realtà terrena possa offrire agli uomini.

In questi tempi contemporanei, l'uomo assiste a migrazioni di massa che interessano numerosi popoli nel bisogno estremo, che verso le terre dei paesi più sviluppati e fortunati cercano quanto le loro terre di abbandono non hanno potuto essi dare, e tale realtà vede le genti del mondo osservanti due pensieri opposti: v'è chi considera il diritto ad immigrare in una terra straniera come cosa indiscutibile, e c'è chi invece considera tale diritto vincolato alle credenziali che lo straniero è in grado di dare di se stesso, egli anche sottoposto all'osservanza di condizioni precise.

I primi si appellano alla carità ed ad altre parole del Cristo che di seguito vi ricordo, esse dicendo: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt 25,35), i secondi fanno appello ai loro diritti che danno essi l'autorità di decidere in merito alla loro propria terra in cui risiedono.

Ed in questa grande discussione che interessa ogni singolo essere umano vivente, pare non esservi quella chiarezza di verità che tutti accomuna nello stesso pensiero a tutti offrendo pari diritti e pari garanzie.

Come può infatti l'uomo pretendere di trovare con le sue leggi e la sua sapienza terrena una soluzione che rispetti l'autorità di quella Verità Assoluta che perfettamente ed indiscutibilmente tutto giudica nell'osservanza dei principi di Giustizia Universale?

Da se stesso e per mezzo del suo sapere umano terreno, mai l'uomo potrà risolvere le questioni di diritto che tutti soddisfa.


In Mt 25,35, il Cristo ci parla di “ospitalità” e non di “accoglienza”, ci dice che è nostro dovere umano e cristiano soccorrere lo straniero ed ospitarlo, che è esattamente quanto il Buon Samaritano fece, sia soccorrendo lo sventurato, sia ospitandolo presso una struttura alberghiera per le cui spese egli stesso provvide continuando così l'opera caritatevole intrapresa.

Fratelli! In questioni di verità cristiana bisogna saper discernere le cose e le parole, individuando per esse il giusto senso d'esse ed il loro reale significato.

Ospitare non è accogliere, perché l'ospitalità è circoscritta ad un preciso arco di tempo e non include la partecipazione intima delle parti fra esse, così come non considera ne' giustificazioni, ne' condizioni e tanto meno eventuali responsabilità del bisognoso, mentre l'accogliere è tutt'altra cosa che meglio delle mie sono le parole del nostro Maestro a darcene chiarimento:

A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1,12).

Accogliere Cristo è aprire il cuore ad Egli, renderLo partecipe della nostra vita, della nostra esistenza, della nostra realtà e dimensione umana, è accogliere la Sua volontà, è vivere in Egli e per Egli, è non poter vivere senza Egli, è credere in Egli, è aver fede in Egli, è semplicemente l'unione delle parti, esattamente come marito e moglie che si sono reciprocamente accolti nelle loro vite, è come quando nasce un figlio per accoglierlo nella propria vita, come è anche quando si decide di rendere partecipe della propria esperienza di vita persone terze come un figlio adottivo, come una persona con la quale si stabilisce un legame vitale che durerà per sempre e che non necessariamente deve essere quello di marito-moglie seppur nell'osservanza e nella vivificazione degli stessi principi morali.

Ed infatti, sempre il Vangelo, in Gv 1,11, ci dice ancora: “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto”, cioè gli uomini per i quali il Salvatore venne, rifiutarono di accogliere in essi la Parola del Cristo e la Sua opera di salvezza alla vita eterna, non rendendoLo partecipe della propria vita. L'accogliere è rinunciare alla propria indipendenza personale per porsi in comunione con chi si accoglie, in questo formando dunque un corpo ed un pensiero unico.

L'ospitare non include la partecipazione intima delle parti, non è per sempre, non vincola le persone, non obbliga a credere in colui che viene ospitato, e nemmeno a credere in quanto egli afferma, l'ospitare non ci chiede di aver fede e null'altro ci chiede verso colui che è ospite; l'ospitare il bisognoso non si pone domanda alcuna in merito ad egli, ne' indaga sulle eventuali sue responsabilità o colpe per il suo stato di bisogno, l'ospitare non è convivere.

L'accogliere invece indaga sulla reale morale di chi si accoglie perché pone lo sguardo nella futura convivenza, cerca nel accolto la sua reale natura per esaltarne pregi ed accettarne difetti, cerca l'interscambio delle personalità e dell'umanità reciproca, cerca il ridimensionamento di se stessi per stabilire l'equilibrio eterno delle parti.

Mi capite Fratelli? Comprendete le mie parole di uomo preoccupato per l'andamento delle cose e per le quali ne vede la scintilla delle discordie e delle guerre a venire?

Coloro che alle nostre terre vengono in nome del loro stato bisognoso, hanno il diritto alle nostre attenzioni caritatevoli, ed esattamente come il Buon Samaritano fece, anche noi dobbiamo dopo il primo immediato e disinteressato atto di soccorso, ospitare l'immigrato presso adeguate strutture come già ci si adopera per prassi; ma dopo tali prime gesta è nostro dovere indagare ed accertarci che l'ospite sia in grado di offrirci le credenziali di cui noi necessitiamo per poi eventualmente accoglierlo a vita, per renderlo partecipe dei nostri valori e della nostra realtà occidentale a fatica e con tanti errori costruita nei secoli, dobbiamo cioè essere sicuri che l'ospite desideri far parte della nostra realtà vitale accettandola per come noi l'abbiamo voluta e formata, magari egli dandoci spunti di miglioramento, ma sempre nell'osservanza delle fondamenta del credo ideologico in cui noi popoli europei crediamo.

L'immigrato ha poi anche il dovere di darci garanzie sufficienti in merito alla sua volontà posta in attenzione ad osservazione delle condizioni richieste, perché così come al Regno dei Cieli vi si accede per meriti credenziali e nell'osservanza delle leggi di Dio, vi si accede anche in virtù dell'accettazione delle condizioni, e di pari egli deve comportarsi.

Il migrante ha tutti i diritti alla nostra ospitalità ed al nostro soccorso, ma noi siamo in tutti i diritti di chiedere l'osservazione del credo morale, etico ed umano che ha formato l'Europa.

Fratelli! Siate attenti nel discernimento, perché anche qualora vogliate avvalervi di idee che sostengono il principio del loro diritto ad essere accolti in terra nostra in nome del male dai nostri padri ad essi accorso nel passato nelle loro terre natie, tutto questo non esclude e non annulla il principio universale e divino dell'accoglienza nella lettura e nel giudizio delle credenziali, e nella richiesta all'osservazione delle condizioni richieste.

Volete forse rinnegare tale verità universale? Volete annullare il principio di accoglienza di Dio nel Suo Regno in Cielo per travisarlo con il vostro pensiero qui in terra?

Fratelli Carissimi! Se i nostri padri hanno perpetrato errori fatali presso le loro terre, non sia in nome di essi che anche noi si ripeta altrettanti errori fatali.

Chi a noi viene, se vuole essere accolto e divenire parte integrante della nostra vita, si sforzi in tal senso rinunciando a quanto della sua precedente realtà in terra propria non è compatibile con la nostra, che è l'errore che i nostri padri operarono quando in nome di presunti loro buoni valori morali, non tennero conto dell'incompatibilità d'essi con coloro a cui andarono sia come missionari, sia come uomini d'affari.

Vogliamo aggiungere errore ad errore?

Fratelli! Di tale fenomeno sociale che chiamiamo migrazione si tenga conto dell'insieme di tutte le cose alla luce della verità evangelica, perché fra le tante c'è anche la verità della loro responsabilità per lo stato in cui riversano le loro terre e le loro condizioni di vita. Non mi si fraintenda, non che io voglia negare nostre responsabilità recenti per quanto nella loro terra è stato disumanamente devastato e sfruttato, ma se oggi lo straniero bisognoso a noi giunge nella ricerca del godimento dei benefici che il nostro sistema socio-politico-economico garantisce, è grazie alle conquiste dai nostri padri nel sacrificio e nel sangue raggiunte, cose e traguardi che i popoli stranieri che a noi desiderano giungere non si sono mai prefissati, in tal modo eludendo le loro responsabilità umane a cui ogni singolo uomo è chiamato in virtù ed in nome del progresso.

Qualsiasi libertà e verità devono passare obbligatoriamente attraverso il percorso della conquista, e non per mezzo del regalo.

Cristo non ci diete nessuna verità e nessuna libertà sui palmi delle nostre mani, ma giustamente ci indicò la strada per mezzo della quale conquistarle, e similmente sono chiamati tutti i popoli della terra, sia in forma di un loro cammino comunitario, sia in forma strettamente personale nell'intimo rapporto con il Cristo.

Fratelli! Cristo fu estremamente caritatevole, ma non accolse nessuno nella propria vita, perché è a noi che per primi è stato dato di accoglierLo, per poi Egli accogliere noi, e tutto questo in nome della libertà sia nostra, sia del Cristo.

Similmente dobbiamo esserlo noi: caritatevoli, ma senza accogliere nessuno nella nostra vita, perché è all'immigrato che per primo è dato di accoglierci, per poi noi accogliere egli, e tutto questo in nome della libertà sia d'essi, sia nostra.

Se vi pare abbia detto cose gravemente sbagliate, vi invito alle parole a seguire: l'accettazione non può essere imposizione, e pertanto non si può imporre a nessuno di accettare alcuno, perché il risultato che se ne ottiene è esattamente quello opposto. Cristo non ci ha obbligati ad accettarLo, ma si è solamente a noi proposto come fa l'immigrato, e la nostra libertà del rifiuto nei confronti di Cristo è stata totale e garantita dal Diritto Universale, e similmente deve esserlo per il migrante. E' poi in questa libertà universale che spontaneamente nasce la necessità e la volontà ad accogliere.

Voi chiesa di Roma avete commesso questo tremendo, malefico ed ingannevole errore per millenni, ed ancora oggi non avete inteso che continuate a perpetrarlo; lo avete infatti fatto con le vostre rigide dottrine, con il vostro pensiero dogmatico, con l'imposizione del vostro pensiero religioso, tutte cose estranee all'esegesi della Parola annunciata dal Salvatore.

Il Figlio Unigenito che è per voi anche il Dio Padre Onnipotente, non fu e non è in nessun dovere universale di accoglierci! Perché dunque dobbiamo essere noi uomini in tale dovere, dell'accogliere gli altri ad ogni costo?

Qualsiasi dovere verso il prossimo nasce nel momento in cui si accetta il prossimo, ma tale accettazione deve essere reciproca e nell'osservanza delle leggi di Verità Assoluta.

Ebbene proprio codeste leggi universali stabiliscono che è il bisognoso nella condizione di doversi proporre come accettabile, e qualora lo sia, allora colui al quale si chiede l'accettazione deve convogliare nell'obbligo in nome dei doveri cristiani.

Voi confondete la Misericordia di Dio con la carità: è forse Dio nel dovere misericordioso? Se lo fosse allora non esisterebbe la Giustizia Divina, essa assolutamente nulla innanzi ad una misericordia obbligata ed incondizionata. E' infatti la carità ad essere doverosa, essa che per sua natura ignora la la giustizia, i meriti, le colpe. Ma la misericordia non può ignorare la giustizia!

Ci fu detto di essere caritatevoli come Cristo, ma ci fu anche detto “Siate misericordiosi come lo è il Padre vostro” (Lc 6,36).

Dunque, se il soccorso è doveroso in virtù della carità, e se la carità è doverosa in virtù della sua natura totalmente indipendente da qualsiasi circostanza, la misericordia invece non è doverosa se non in virtù della reciproca accettazione.

Fratelli! Voi nella vostra enciclica “Tutti Fratelli” avete totalmente ignorato il Diritto Universale che governa le leggi di Verità Assoluta, che è Dio.

Voi siete sulla strada sbagliata come lo siete stati sino ad oggi, perché avete ignorato l'universalità dei diritti che include l'universalità dei doveri, di entrambi le parti, di chi chiede e di chi deve rispondere.

A nulla serve chiedere l'osservanza dei diritti delle parti deboli e lese, se non è chiara l'osservanza dei diritti e dei doveri delle altre parti, e controproducente è il tentativo di convincimento che la parte debole e lesa sia assolutamente in verità e nei pieni diritti; è infatti da codesto vostro atteggiamento che in risposta ne sono scaturiti nazionalismi e repulsioni sia popolari, sia personali.

La questione è assai complessa e non tutto si esaurisce in quanto io vi ho messo per iscritto, ma per quanto essa lo possa essere, se attenti ai principi evangelici dal Cristo lasciatici, la soluzione sarà ovvia e semplice, ed essa ci suggerisce che il soccorso e l'ospitalità devono a tutti essere garantiti, mentre l'accoglienza non può esserlo, essa deve riconoscere il merito e la disponibilità all'accettazione delle condizioni, e l'altro aspetto risolutivo ci dice che l'aiuto che possiamo ad essi offrire deve iniziare dall'annullamento di ogni loro debito economico verso noi (di fatto da noi creato), nello spirito collaborativo inteso a sostenere la loro indipendenza da noi, ma nella garanzia dell'osservazione degli ideali cristiani adattati alla laicità dei loro governi.

Gli strumenti esistono, è necessario però conoscerli e saperli usare, e primo fra tutti è il vostro potere rappresentativo e di parola, che possedete come istituzione religiosa.

Fratelli! Temete forse di esporvi troppo nella proclamazione della Parola di Cristo a danno dei vostri interessi materiali? Se in cuor vostro avete questi timori, allora la responsabilità dello stato in cui riversa il mondo è tutta vostra, perché voi siete stati chiamati a cambiare il mondo, così come lo fu Cristo a vostro insegnamento.

Non siate uomini codardi innanzi al coraggio richiesto di testimoniare la Verità!

Cosa potreste perdere nell'esporvi? Il vostro potere? Il vostro denaro? I vostri principi umani? La vostra vita?

E' in nome d'essi che indugiate ad affrontare le questioni gravi ed immediate?

O in Cristo per Cristo, o contro Cristo!

In verità vi dico, nessuna vita mai potrà valere come la vita di colui che nella fede in Cristo, pensa, parla ed opera senza indugio, timore e calcolo alcuni, semplicemente mosso dallo Spirito di Verità che in egli alberga a motivo di quei Sette Spiriti di Dio, che d'egli ne hanno fatto il migliore dei servi fedeli al nostro Dio Padre Onnipotente.

E' la verità che dovete servire, ed essa impone che i diritti di alcuno non possono ignorare i suoi stessi doveri, così come non possono ledere i diritti altrui: il diritto al soccorso sempre diviene diritto all'ospitalità, ed il diritto all'ospitalità può divenire accoglienza, ma tale ultima evoluzione non può mai essere un diritto, quanto invece un merito che passa attraverso il giudizio della credibilità e l'accettazione delle condizioni.

E' con tali parametri che si spengono i fuochi dei rancori, dell'ignoranza, della repulsione verso lo straniero, del pregiudizio verso egli, e di pari sarà lo straniero a goderne nella stessa direzione, perché quanto viene offerto gratuitamente mai potrà avere il valore di quanto meritato e conquistato, perché l'essere accolti è sia un merito, sia anche una conquista.

E' in nome della Misericordia Divina che l'accoglienza non può ignorare i Diritti Universali, dai quali poi ne scaturisce la Giustizia Divina, e sia i primi come la seconda, asseriscono e garantiscono, che l'accettazione del prossimo non può ignorare ne' le sue credenziali, ne' le condizioni osservabili, ne' i suoi doveri, ne' i diritti di chi lo accoglie, e tanto meno un percorso di conquista agli ideali che come immigrato rincorre.

Fratelli! La fraternità non può sussistere senza la libertà del rifiuto, perché se si impone il divieto al rifiuto, già è vietata la libertà, e se la libertà viene vietata, come potete pretendere la fraternità?

In fine poi io non dimentico che la diversità culturale accresce, ma vi ricordo che in assenza delle giuste condizioni, è proprio la diversità culturale che divide e distrugge, ed i fatti della realtà sociale nostra rendono testimonianza alle mie parole.

Se l'accettazione dello straniero non passa attraverso il libero rifiuto d'egli, lo straniero stesso percepirà la sua richiesta come un diritto insindacabile, indiscutibile ed assoluto, che è proprio quanto tristemente avviene. E' dunque in virtù di questo sentirsi in diritto, che nell'immigrato nasce da se stesso il bisogno dell'isolamento, della ghettizzazione voluta, della estraneità alla società accogliente, e persino del rifiuto e dell'opposizione ad essa.

Io moltissimo altro avrei voluto dirvi, ma è giusto che delle altre cose ve ne parli a parte e nel futuro, sempre qualora lo vogliate.


Il Vostro Fratello Minore

Giovanni.


Commenti

Post popolari in questo blog

Il Vangelo di Tommaso - Interpretazione

La Prima Menzogna - Il Peccato Originale

Il Dogma dell'Incarnazione