La Percezione delle Due Realtà

Più passa il tempo, e più in tutti si fa forte la percezione della morte, e più essa diventa insistente, più si cercano alcune risposte, anche se sappiamo che ormai il tempo rimasto si assottiglia sempre più. 

Io mi ritengo un uomo fortunatissimo, perché il destino, il fato o un qualche Dio che pochi riescono a concepire, ha voluto che l'Ungheria fosse la mia porta aperta sul futuro, sull'ignoto, sul nascosto ai più, ma nulla sarebbe stata l'Ungheria senza il presupposto dell'Africa, senza quella “piattaforma” che mi ha formato ad essere esattamente quanto dovevo essere per poter accedere a certe cose. 

In Africa, io vivevo dentro un ospedale, ed al mattino quando uscivo dalla porta di casa avevo innanzi a me un giardino con un grande Baobab, ma se voltavo lo sguardo alla mia sinistra vedevo i lebbrosi ammassati sotto il porticato, in attesa che mio padre o qualche suo collega amputasse loro la parte malata, ove possibile... perché certe parti del corpo rimanevano a vita di quella mostruosità che nessun uomo dovrebbe mai avere, nemmeno come massima delle pene possibili che un qualsiasi Dio possa infliggere. 
Il mio percorso sin qui ad oggi in questo sentiero esistenziale che chiamiamo vita, è stato non semplice, ed i fatti vitali del mio cammino terreno mi hanno dato la chiave di lettura che mi ha aperto le porte alla luce che illumina le cose da una prospettiva diversa ed opposta, arricchendo la mia conoscenza sulla realtà, su quelle cose che io chiamo “Verità Terrene”; gli insegnamenti più grandi furono quello che io ho visto e vissi da bambino. 

In Africa, nei miei pochi giochi banali che potevo fare, vissi la mia infanzia praticamente nella solitudine non essendovi coetanei europei, mentre ero in opposto già sin troppo grande innanzi alla morte quotidiana del nostro ospedale in cui vivevamo, e nell'assenza di televisione, amici, riferimenti e contatti con il mondo esterno, io crebbi in una dimensione percettiva che trascese da qualsiasi canone adolescenziale. 
Rientrato in Italia ad 8 anni, mi trovai perciò innanzi ad un mondo alieno, mi trovai catapultato in una dimensione che non potevo nemmeno immaginare esistere, feci un salto temporale di decine di anni (direi un secolo) con un semplice viaggio d'aereo da Nairobi a Venezia; più invecchio e più i ricordi di quanto racconto si fanno chiari, ed oggi nei miei 52 anni capisco che il divario delle due realtà che vissi fu troppo per un bambino di 8 anni: 8 ore di aereo avevano cambiato tutta la mia percezione esistenziale, passando da un ospedale pieno di lebbrosi posto nel nulla vicino al Monte Kenya, alla realtà dei supermercati e del mondo capitalista di Oderzo nel finire degli anni '70. Questo fatto creò nella mia mente uno scisma percettivo, in cui quanto vedevo, udivo, leggevo ed apprendevo, doveva essere obbligatoriamente posto nella ricerca del suo opposto, e questo modo di lavorare della mia ragione, era la conseguenza di quella contrapposizione dei due mondi opposti che vissi in 8 ore di traversata aerea, abbandonando per sempre una realtà certa e scontata, per trovarne un'altra nuova e sconosciuta, ma soprattutto, totalmente diversa. 
Quello che fu decisivo e sconvolgente per la mia testolina di bambino, non fu in se' il fatto di abbandonare un mondo per entrare in un altro, quanto invece quel trovarsi in un altro mondo sconosciuto senza sapere che esso potesse esistere e senza sapere che era ad esso che con quell'aereo stavo andando per sempre. 
Fu così che mi ritrovai impegnato in qualsiasi input che ricevevo, nella ricerca di quanto ad esso si contrapponeva, e di quanto sempre ad esso era nascosto e sconosciuto, proprio perché tutta quella realtà africana di miseria, semplicità, povertà e morte che fu la mia realtà esistenziale infantile, scoprii non esserne l'unica vera, ma che invece ad essa opposta ve n'era un'altra fatta di ricchezza, raffinatezza, eleganza, felicità e vitalità. 
Non fu facile crescere nell'adolescenza capitalista con i ricordi dell'infanzia del terzo mondo, perché trovarne il filo conduttore, la logica che spiegava la co-esistenza delle due realtà opposte, era impossibile, e la mia sensibilità umana formatasi in Africa non poteva vivere ignorando quanto i miei occhi bambini videro e quanto i miei sensi percepirono. 
Poi... nel 1993, in una notte dei primi di agosto (mi pare fra il 12 ed il 13), nell'incredibile coincidenza di altre 8 ore di viaggio, partii da Ormelle dove vivevo per giungere a Letenye in Ungheria, e trovare ancora una volta la realtà di un mondo che non credevo esistere. Ed io ricordo con quanta attenzione guardavo all'Ungheria di quei giorni, ed i paesaggi, le persone, le luci del cielo ed i colori della natura, gli odori, il profumo dell'aria pulita, tutto mi richiamava all'Africa che avevo lasciato al mio passato, ma soprattutto ero nella coscienza di vivere per un'altra volta nella mia vita quella ambiguità esistenziale ai più impercettibile, perché il capitalismo occidentale qui ancora non era arrivato, qui ancora nel 1993 c'era semplicità, l'essenziale, povertà, e la morte non veniva nascosta negli ospedali, ma la si percepiva presente come parte viva della vita terrena, proprio perché il superfluo non esistendo, non era in grado di nascondere la vera dimensione esistenziale della carne umana. Perché ho raccontato tutto questo? 
Ebbene, questo mio dover vivere la realtà della vita nella continua consapevolezza che oltre ad essa ce n'è un'altra nascosta, mi ha sempre portato alla ricerca della verità comprendendo che se di una cosa è vero in un certo modo, è vero in opposto in modo diverso. Oggi il mondo ci dice tutto ed il contrario di tutto, ma mai ci dice la verità, esso mescolando menzogna e verità in modo così “amalgamato”, che separare il vero dal falso è impossibile; solo chi ha creato l'impasto sa quanta verità ci ha messo dentro e quanta menzogna ne ha aggiunto, e chi non conosce la ricetta di questo pane che il fornaio di turno cuoce (i politici), ne mangia a sazietà pur anche sapendo che in esso la menzogna abbonda, ma d'altronde il pane che ci passa il “convento” è questo, e tutti ne mangiano a sazietà senza chiedersi se c'è modo diverso di poter continuare a vivere. 
Ebbene, il modo c'è, ma costa fatica e costanza, e bisogna iniziare a non mangiare più del pane che il mondo ci da ogni giorno, quanto invece iniziare da noi stessi a seminare il grano buono, a coltivarlo e curarlo, a raccoglierlo, sgranarlo, macinarlo e farne farina buona alla quale aggiungere l'acqua del discernimento che ci darà in fine un pane di verità. 
Le notizie che pervengono al mondo occidentale sono quel pane di menzogna e verità, ed esiste un pane più buono e più salutare, ma dobbiamo farcelo da noi stessi. 
Ecco! La verità non può darla nessuno a nessuno, ma ognuno deve coltivarla in se'. 
Il discernimento è sapere che la realtà conosciuta non è la sola, la vera ed l'unica, è indagare, dubitare, cercare l'opposto, immaginare che esista un'altra verità sconosciuta, è logica di analisi, è intuizione, è riflessione, e se proprio volete, per coloro a cui piace, l'alternativa è già mangiare del pane di verità che Gesù ci diede 2.000 anni fa, pur fermo restando che un pane di verità simile lo possiamo da noi stessi preparare con quel nostro grano seminato. Non siamo stati obbligati a mangiare per forza del pane di Cristo, perché Egli stesso ci ha lasciati nella libertà di potercelo fare da noi stessi, vero però che il seme seminato, il lavoro messoci, la farina ottenuta... siano tutti buoni, e sapere da noi stessi cosa è buono senza sapere cosa è cattivo, è veramente difficile, e pertanto quel pane di verità di Cristo, bisognerebbe che gli uomini lo assaggiassero almeno una volta per poi sapere se anche ad essi è riuscito un loro pane similmente buono; leggere il Vangelo è assaggiare quel pane di verità che fa capire se le nostre verità sono buone o cattive.

Non so ne' come, ne' quando, ma so che non è lontano il giorno in cui tutto il sistema occidentale tracollerà implodendo in se stesso. 
Io attendo quel giorno, e mi sto organizzando proprio per i tempi che verranno, che non saprei come descriverli nel particolare, ma saranno giorni di caos e di paura, in cui come è avvenuto per me, per tutto il mondo ci sarà lo shock della percezione della realtà mai immaginata e sconosciuta. 
Il mondo sarà governato da sistemi dittatoriali, e fra essi quelli oggi ritenuti come malvagi e cattivi, saranno il meno peggio.
E credo che le nazioni dell'est (Russia, est Europa), saranno quelle poche nazioni che fra tutte subiranno meno danno, perché in fin dei conti esse hanno conosciuto una alternativa al capital-globalismo, comprendendo che ad una realtà propria vissuta, ve n'è sempre un'altra possibile, e questo concetto è sconosciuto alle genti dei popoli occidentali, che non riescono a concepire un Natale senza shopping e senza sci ai piedi, non riescono a concepire un'alternativa al loro distruttivo consumista capital-globalismo.

Ma esiste una via d'uscita?
Personalmente io non credo che ci sia soluzione a questo dramma, io credo che la direzione presa sia ormai un uomo su una zattera travolta dalle correnti ai margini della cascata, a cui altro non rimane che il gran salto nel vuoto, e poi... a salto avvenuto riemergere per respirare, cercare un relitto a cui aggrapparsi e nuotare sino alla riva più vicina per abbandonare questo fiume in piena che tutti ha in esso inghiottito.
Per cambiare questo mondo malato di follia demenziale, bisogna prima prendere coscienza di se stessi e della reale duplice entità esistenziale che esso nasconde in una parte d'essa.
Se il mondo è governato da menti nascoste, mai riusciremo a cambiarlo se non prima cambiando noi stessi.
Se il mondo vi dice di guardare la TV, voi non guardatela, e se vi dice di comprare questo o quello, voi non compratelo, e se vi dice di consumare, voi risparmiate, e se vi dice che questo è giusto, non credeteci, perché questo mondo basato sul consumo, non lo si può fermare se non cambiando il nostro stesso modo di vivere in esso.

Chi inizia oggi a coltivare il suo grano per farne buon pane di verità, non si troverà impreparato quando tutto quanto vi vien dato per certo, sarà messo in discussione.

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