Lettera Pasquale a Papa Francesco - 2019

Carissimo Papa Francesco, Caro Fratello e Pastore delle greggi cattoliche.
Ho avuto modo di constatare, che nelle omelie e praticamente in tutti gli altri tuoi interventi di questo periodo di quaresima, immancabilmente... con parole ben pensate... esattamente nei momenti più idonei... … non ti sei fatto mancare occasione per far la morale a chi come me ha paura ad accogliere quelle persone che tu e molti altri chiamate “migranti”, ma che io continuo a definire con il più appropriato vocabolo di “clandestini”, perché chi arriva senza documenti, eludendo le forze dell'ordine, trasgredendo le leggi, e facendo affidamento sulle mafie per raggiungere i suoi scopi, per me resta un clandestino con l'aggravante del favoreggiamento al sistema mafioso.
Tu, come d'altronde molti altri cattolici da te abilmente ammaestrati, proprio in riferimento al Vangelo che avete interpretato a vostro uso e consumo, a difesa del vostro accusarci di razzismo, asserite che anche Gesù fu migrante in Egitto: ebbene, caro Francesco, proprio nel leggere il “tuo” Vangelo senza interpretazione di comodo alcuna, mi è chiarissimo che Gesù non fu un migrante, ma un fuggitivo che venne messo dai suoi genitori al riparo da quella famosa strage degli innocenti operata dal famigerato Re Erode che fece uccidere tutti i bambini in Galilea che avessero età inferiore ai due anni, e mi balza di conseguenza immediatamente alla mente il confronto con i salubri giovanotti che tu vuoi farci accogliere, i quali vengono a noi lasciando nei loro paesi natii proprio i bambini nell'età che Gesù ebbe al momento della Sua fuga in Egitto... cioè lasciando nelle difficoltà proprio chi maggiormente ha bisogno di aiuto, e pertanto... mi sentirei razzista ed indegno dell'appartenenza al genere umano, se io fossi persona che non vuole accogliere i bambini dell'Africa o di altri paesi del mondo in cui effettivamente vi è strage di innocenti.
Ma, che tu ci creda o no, anche noi paurosi di questa accoglienza che tu ci vuoi imporre, abbiamo un cuore bisognoso di dare amore anche a chi non conosciamo, purché meritevole; dunque, ben vengano i bisognosi, i bambini, le madri, i padri, le famiglie, gli anziani, i feriti, i malati, i deboli, i sofferenti, i fuggitivi, i perseguitati ... ed anche i giovanotti in forza che fanno quanto i genitori di Gesù fecero nel cercare di mettere in salvo un innocente, ma per noi non sono benvenuti i giovanotti sorridenti che altro non hanno a cui pensare se non a loro stessi.
Ma voglio andare sino in fondo a tale faccenda che tu e compari di chiesa romana avete sbrigativamente e superficialmente archiviato come questione di “accoglienza doverosa”, perché... sempre il “tuo” Vangelo... caro Francesco, mi parla di un Buon Samaritano che, trovato il bisognoso per via facendo, se ne prese cura affidandolo ad un albergatore.
Ed è proprio la parabola del Buon Samaritano che chiarisce la questione a te cara, perché questa famosissima novella raccontata dal Cristo, discerne il concetto di carità da quello di accoglienza; la carità infatti viene data gratuitamente ed immediatamente al bisognoso, senza pensarci, perché essa nasce dal buon cuore e non dalla ragione, ma... la carità è circoscritta alla emergenza del caso, è momentanea, e pur non tenendo conto di merito alcuno eventuale del bisognoso, essa non è illimitata nel tempo ma ben limitata al momento del bisogno, ed il gesto del Buon Samaritano fu proprio un atto caritatevole, e non di accoglienza, tant'è vero che egli affidò il pover'uomo nel bisogno ad un albergatore, e non se lo portò a casa sua per sempre, come neppure se lo portò al suo paese, e nemmeno lo affidò a persone sue di massima fiducia, perché comunque, il bisognoso rimane uno sconosciuto da cui è doveroso mettersi in guardia.
L'accoglienza invece è ben altra cosa distinta dalla carità, essa non è rivolta a chi è nell'emergenza, come neppure è cosa limitata nel tempo e circoscritta ad un fatto specifico, perché l'accoglienza a differenza della carità, presume il mettere totalmente e per sempre se stessi a disposizione del prossimo che si intende accogliere, e non dunque per un periodo limitato di tempo. Accogliere significa condividere le proprie cose, la propria vita, il proprio patrimonio, la propria ricchezza personale e le proprie ricchezze materiali con chi si vuole faccia per sempre parte della propria vita, e questo sentimento di amorevole condivisione scaturisce da precise valutazioni sulla persona che si vuole accogliere, e dunque l'accoglienza a differenza della carità, guarda anche al merito, tant'è vero che al Regno dei Cieli si accede a motivo dei meriti acquisiti e non a motivo della carità del Dio Padre nostro a noi rivolta, perché casomai potremmo parlare di Misericordia Divina, che come tu sai è cosa assolutamente ben distinta dalla carità e dall'accoglienza...
Ebbene, caro Fratello Francesco, io ho effettivamente paura ad accogliere chi non conosco e che a me giunge per mano mafiosa, ho paura ad accogliere chi nel pieno delle forze della gioventù cerca un futuro per se stesso lasciando nelle difficoltà e nel pericolo chi è malato, ferito, innocente...
Tu, Papa Francesco, vivi protetto nelle tue mura vaticane, e quanto mangi lo trovi pronto cucinato da qualcun'altro, tu non devi cioè andare in giro per i negozi a comprarti le scorte alimentari con il rischio di incontrare lo sconosciuto qualsiasi, tu non hai a che fare con quei giovanotti clandestini di cui nessuno sa nulla e dei quali non si sa neppure cosa stiano effettivamente cercando qui in Europa oltre a mere illusioni e pensieri puramente egoistici, tu non devi preoccuparti di guardarti le spalle per timore di essere stuprato o derubato, perché tu sei circondato da chi ti protegge in tal senso; è facile essere sereni e dimostrare amore verso chi è diverso da noi come tu fai quando ti metti in posa con persone africane, asiatiche o di chissà quale altra nazione... perché quelle persone che tu incontri e con le quali posi tranquillo e sorridente come se tu fossi in campagna elettorale... sono state letteralmente selezionate da chi per te lavora o da chi lavora per i centri sociali adibiti a questa selvaggia cultura che voi chiamate dell'accoglienza ma che con l'accoglienza non ha nulla a che vedere.
Tu incontri coloro che sono passati attraverso il filtro della selezione sociale, perché è la tua stessa realtà esistenziale che ti impedisce di trovarti solo faccia a faccia con chi verso te non nutre rispetto alcuno, perché tu non devi camminare solo per i marciapiedi delle città, e non devi prendere un treno ad ore tarde per tornare a casa... così come non devi fare tutte quelle cose che noi uomini e donne qualunque siamo costretti a fare nel timore e nel rischio che lo sconosciuto che incontriamo possa essere colui che ci può anche uccidere o ferire interiormente per tutta la vita.
Una cultura di accoglienza impone e presuppone che ci sia anche una cultura di rispetto, attraverso l'insegnamento dei diritti di tutti e dei doveri di tutti, e questo tu non lo fai... come nessuno di chi predica accoglienza lo fa.
E dimentichi che la cultura occidentale che oggi fa comodo a chi a noi cerca di arrivare, è una conquista puramente nostra che dobbiamo difendere da quelle culture di importazione che ci stanno riportando a quel arcaico medioevo passato, di cui proprio la tua chiesa romana ne è stata madre per mezzo di quelle leggi inquisitorie che hanno mietuto vittime innocenti.
E se l'ultima tua difesa a protezione di questa scellerata ed incontrollata accoglienza fosse quel dominio politico-economico che sta infettando i paesi da cui provengono questi migranti-clandestini, rispondo che il malessere sociale ed economico che caratterizza il mondo tutto, propriamente definito con il termine di “globalismo”, è il frutto di quel capital-consumismo di cui le tue banche e le tue attività di reddito ne sono parte e matrici, nonché esso essere la conseguenza di quell'appoggio incondizionato che nel passato avete dato all'occidente, pur di abbattere quel famigerato comunismo che contro voi accusava quella realtà a noi di voi oggi evidente, senza con tale dichiarazione nulla togliere al male operato dal sistema comunista, che però alla fine dei conti pare proprio esser stato il male minore, perché nonostante il numero di decine di milioni di morti da esso causati, essi son sempre pochi in confronto ai morti causati dal sistema capital-consumistico che proprio nei paesi da cui provengono i migranti-clandestini, ha causato e continua a causare la morte di ormai centinaia di milioni di innocenti che muoiono per fame o per guerre dal mondo capitalista generate in nome della sopravvivenza del sistema socio-economico che governa il pianeta Terra tutto.
Se parli di accoglienza, devi anche parlare di diritto a non migrare, ma tu ben sai che il parlare di questo diritto comporta l'implicito accusare il sistema capital-globalista che tanto fa comodo allo Stato del Vaticano, che ben pochi riescono ad identificare come essere cosa totalmente aliena al Vangelo che predicate: una cosa è la Chiesa di Cristo composta da qualsiasi uomo di buona volontà, altra cosa è lo Stato del Vaticano che nulla ha a che vedere con gli insegnamenti del Cristo, anzi... direi che proprio ad essi si oppongono.
Caro Papa Francesco, io ho effettivamente paura, perché a differenza di te, io per strada ci devo andare, e mi ci posso trovare a qualsiasi ora, in qualsiasi posto e nelle situazioni più inimmaginabili, e la stessa cosa vale per i miei figli e per mia moglie o per qualsiasi altra persona semplice non protetta da guardie del corpo o da mura imponenti.
La carità non è accoglienza, perché l'accoglienza prevede il merito, e troppi sono coloro che sono stati accolti senza merito in nome della carità.
Il giorno in cui anche tu e tutti i tuoi prelati dovranno affrontare le nostre problematiche esistenziali che voi ignorate perché protetti dal vostro sistema, allora in quel giorno cercherò la verità degli insegnamenti che vuoi farci passare come parole evangeliche.
Ma fino a quel giorno, tutto mi è lecito dubitare di chi non vive la mia realtà, ma che in tutti i modi che gli sono possibili, cerca di impormene nuove condizioni a me sfavorevoli e verso me pericolose, così come non solo per me ma per tutti coloro che come me vivono la quotidianità di quel mondo di cui la chiesa romana ne è pienamente co-genitrice.

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