La Prima Menzogna - Il Peccato Originale



LA MENZOGNA ORIGINALE.


Se vi è menzogna, allora vi è una verità da occultare, ed affinché la menzogna possa regnare indisturbata, bisogna che l'origine della menzogna rimanga sconosciuta.

Se la vostra cultura religiosa è cristiana, vi è stato sempre insegnato che il Cristo venne a noi per salvare l'uomo dal peccato, e la domanda che tutti ci siamo sempre posti è stata: "Quale peccato?".

Vi hanno risposto: "Il Peccato Originale!".

Tutti voi, quando vi siete posti tale domanda eravate in età adolescente, perché l'insegnamento della dottrina fondamentale lo abbiamo tutti appreso in quella età, che è un'età in cui è facile imporre un "credo dogmatico", sia perché a quell'età si prende per vero qualsiasi cosa venga insegnata, e sia perché a quell'età non si posseggono conoscenze alternative, semplicemente perché non vengono insegnate, ma anzi vi è la tendenza che chi insegna una sua “verità”, tenti sempre di occultare una verità alla sua opposta.

I bambini infatti sono come un libro bianco sul quale è molto facile scriverci sopra quanto meglio si crede giusto per loro, perché i bambini ponendo una innata fiducia nei confronti degli adulti verso i quali dimostrano essi particolari attenzioni affettive, non si pongono il problema di verificare che quanto venga loro insegnato sia effettivamente vero, anche a motivo, come già detto, della mancanza di conoscenza e sapere alternativi; la loro bontà, la loro ingenuità e la loro ignoranza in ambito di cose esistenziali, impedisce loro di mettere in dubbio la falsità di quanto viene loro insegnato.

E tutti noi, nessuno escluso, abbiamo esattamente vissuto questa esperienza; poi, alcuni fra noi hanno avuto la possibilità di inserirsi in ambienti che offrano loro fonti di sapere alternativo, e quando questo avviene, i dubbi cominciano a mettere radici profonde.

Già a quell'età, tutti ci siamo comunque posti una domanda logica, che è la seguente: "Ma se hanno errato altri, se hanno errato i nostri antenati, coloro cioè che identifichiamo con Adamo ed Eva (o chi per essi), perché dobbiamo pagarne anche noi le conseguenze?".

E la risposta che abbiamo tutti ricevuto, è concettualmente la seguente: "Siamo tutti peccatori, perché siamo imperfetti, non siamo ne' più, ne' meno dei nostri progenitori, ed è a motivo di tale nostra imperfezione che praticamente anche noi siamo peccatori.".

Secondo dunque la dottrina cristiana ricevuta, siamo "portatori" di quel peccato antico perché siamo nati imperfetti, siamo anche noi esposti al peccato.

In pratica, per rendere le cose più comprensibili, è come se i nostri genitori ci avessero trasmesso una malattia genetica, una di quelle malattie ereditarie che ci portiamo appresso per tutta la vita e con la quale possiamo solo conviverci, cercando di ottenere dalle cure mediche il massimo umanamente possibile, ma senza pretendere mai possibilità di guarigione alcuna.

E nel contesto religioso, la cosa è identica: siamo nati con il peccato, e tramite la preghiera, la confessione, il pentimento, i riti, i sacerdoti, le dottrine e l'istituzione della chiesa, noi possiamo curarci per alleviare le nostre sofferenze e le nostre colpe, senza però mai avere la pretesa e la vana speranza di guarire da questo “virus del peccato”.

Oggi, molti fra voi, a qualche anno di distanza dalla vostra adolescenza, dopo che la vita vi ha già insegnato che c'è "qualcosa che non torna nei conti", avete cominciato a pensare che questo "ragionamento" imposto sia "lievemente" assurdo, credete insomma che esso sia umanamente non accettabile, perché anche se razionalmente non lo avete mai formulato, il concetto su cui avete poggiato i vostri dubbi è il seguente:

Una dottrina di fede per essere autentica ed umanamente accettabile, deve essere anche umanamente logica ed umanamente comprensibile, pur anche accettando che essa rimanga umanamente non dimostrabile.

L'uomo vive in una dimensione che definiamo “umana”, non dunque divina e non trascendentale, e dunque dobbiamo avere una corrispondenza dei fatti umana, cioè umanamente comprensibile ed umanamente accettabile.

Viceversa, tutta l'intera questione non ha senso alcuno; l'accettare un qualcosa di incomprensibile e definirlo “vero”, è un atteggiamento irrazionale da autentici incoscienti, perché il rischio evidente è che quanto si accetta come “vero”, potrebbe in realtà essere assolutamente falso, proprio perché “incomprensibile” e non chiaro.

Questo concetto è la radice più profonda e più nascosta di tutta la “Grande Menzogna”, perché come andremo a verificare, avviene che quanto accettato per vero e giusto di una “dimostrata” bontà degli insegnamenti dottrinali ricevuti, è di fatto esattamente un indimostrato insegnamento falso e maligno, che sull'uomo crea tutti quegli effetti sentimentali e razionali che conducono all'incomprensione ed alle ostilità reciproche fra gli uomini tutti.

L'ateo, non è ateo per nulla, lo è perché cerca un senso logico alle cose, e non trovandolo, come unica risposta che ha umanamente a disposizione, si dice: "Dio non esiste, perché nulla coincide in senso logico!".

Se infatti le cose stessero realmente come ce le hanno insegnate, allora noi siamo stati letteralmente "marchiati a vita" con il "marchio del peccato", che è il "marchio del male", e dunque noi saremmo fin dal concepimento "proprietà del male", dal quale di fatto, nella concreta ed indiscutibile realtà, non ce ne possiamo liberare, perché quel famoso "Battesimo" che dovrebbe liberarci dal peccato, di fatto non ci libera, perché rimaniamo per tutta la vita soggetti al peccato, e dunque rimaniamo proprietà del male.

Ma a difesa di quanto appena detto, coloro che sostengono la loro "verità" del Peccato Originale, vi dicono che il battesimo ci libera dal Peccato Originale, e non dal peccato, perché il peccato è la nostra "libertà" di scelta tra bene e male, il peccato è insomma la conseguenza degli errori del nostro “libero arbitrio”.

Tale loro affermazione, però, non giustifica in nulla il concetto di "Peccato Originale".

Infatti, la domanda “chiave” che nessuno si è mai posto, è la seguente: Perché deve esistere il Peccato Originale? Qual'è il suo scopo? - Se un qualcosa di divino esiste, deve avere un senso logico, e l'esistenza della vita umana in seno al Peccato Originale è una concessione del divino, è una delle tante libere realtà che il divino ha concesso all'esistenza secondo il Suo giudizio e sapere!

Un Dio Onnipotente infatti che ha concesso la possibilità dell'esistenza del Peccato Originale e delle sue conseguenze, ha valutato nella Sua immensurabile sapienza, che il Peccato Originale era un qualcosa che doveva/poteva esistere, e che doveva/poteva portare le conseguenze che tutti conosciamo.

E dunque, chiediamoci: “Perché l'uomo è stato posto innanzi alla prova della tentazione?” - “Perché l'uomo deve subire questa eredità genetica che lo condanna al pagare le conseguenze di malefatte ad egli estranee? - Che colpa hanno i figli in merito agli errori dei genitori?”.

Le leggi degli uomini (codici civili, codici penali, codici amministrativi, codici giuridici, ecc.) di tutto il mondo, riconoscono esse per prime che un errore operato da un genitore, non può essere riconosciuto in responsabilità ed in eredità verso un suo discendente, e tale pensiero è anche accettato da qualsiasi credente cristiano, e dunque, se l'uomo che non è un dio, è arrivato con la sua misera condizione umana e con tutti i suoi limiti a comprendere la verità di tale concetto, è inconcepibile che il nostro Dio Onnipotente non vi sia concettualmente arrivato con tutta la Sua Perfezione, la Sua Saggezza, la Sua Sapienza, la Sua Conoscenza, la Sua Intelligenza e la Sua infinita e smisurata Potenza.

Chi crede nel concetto del “Peccato Originale”, innanzi alla domanda “Qual'è lo scopo del Peccato Originale?”, risponde che il peccato è la conseguenza della disobbedienza dell'uomo, ma non risponde alla domanda loro posta “Qual'è lo scopo del Peccato Originale?”, perché essi concettualmente lontani dal cercare uno scopo per tale fatto che ha condizionato, e condiziona ancora, tutta l'esistenza umana; essi nella loro limitata visuale e concezione delle cose, non si pongono tali domande, ma vivono invece direttamente nella risposta loro data da altri che è per l'appunto “E' l'uomo che ha scelto il peccato”, dimenticando che tale risposta è aliena alla domanda “Qual'è lo scopo del Peccato Originale?”.

E se qualcuno interroga loro chiedendo ad essi comunque rispondere alla domanda che chiede quale sia lo scopo del Peccato Originale, costoro si rifugiano dietro lo scudo del “mistero divino”, dietro l'autodistruttiva idea che vi siano misteri divini agli uomini non comprensibili perché non accessibili, e che innanzi a tali misteri l'uomo deve mettersi in umile accettazione; e con tali parole tutta l'intera questione viene da costoro messa a tacere, dimenticando che il mistero è tale a motivo dell'incomprensione, quest'ultima esistente a motivo proprio della tacita accettazione d'essa, tacita accettazione di idee dogmatiche prive di qualsiasi dimostrazione, sia scientifica, sia filosofica, sia teologica e sia logica.

Ma noi, rivendicando il diritto alla conoscenza in nome della razionalità e dell'intelligenza di cui siamo dotati, ed in nome del nostro libero arbitrio, continuiamo a ribadire che “Una dottrina di fede per essere autentica ed umanamente accettabile, deve essere anche umanamente logica ed umanamente comprensibile, pur anche accettando che essa rimanga umanamente non dimostrabile”.

Perché infatti, come già dimostrato nel capitolo “Religione, Credo e Fede), non è vero che il non porsi domande è l'atto di una estrema fede riposta in Dio, perché la fede è esattamente l'opposto, è cioè il credere nel dubbio per vincere il dubbio, perché maggiore è il dubbio, e maggiore è la fede richiesta per vincere il dubbio, ed il dubbio nasce solo e soltanto dal porsi domande; ma il porsi domande è un atteggiamento sempre aspramente osteggiato dagli insegnamenti dottrinali di tutte le religioni del pianeta, e dalle loro stesse organizzazioni istituzionali.

E' semplicemente assurdo ed è umanamente non accettabile, l'accettare per vero e giusto quanto non si comprende, perché accettare tale assurdità, è un insulto alla nostra intelligenza, alla nostra razionalità, alla nostra sensibilità umana, alla nostra coscienza ed anche al nostro spirito, oltre ad essere un titanico ostacolo alla nostra evoluzione ed un enorme atto di irresponsabilità verso se stessi e verso coloro a venire nei tempi futuri.

Secondo dunque il pensiero e gli insegnamenti delle dottrine delle chiese cristiane, l'uomo è colpevole d'essere il portatore "genetico" del Peccato Originale, pur non avendo egli vissuto personalmente il peccato in questione, e senza aver personalmente conosciuto il “Dio” che punì Adamo ed Eva; ed una delle gravi questioni è proprio questa!

Adamo ed Eva compiono il Peccato Originale avendo conosciuto il “Dio” delle origini, avendo essi direttamente ad Egli disobbedito, mentre noi uomini loro posteri, siamo egualmente pari loro portatori di peccato, pur non avendo conosciuto nessun Dio.

Adamo ed Eva vissero e morirono nella conoscenza diretta e tangibile dell'esistenza del “Dio” creatore, mentre gli uomini a seguire, pur portando la stessa pena a motivo di un fatto da essi mai compiuto, non sono però nella pari opportunità di vivere e morire nella palese certezza dell'esistenza del “Dio” creatore.

Vi sembra poco, considerando che tutta l'esistenza dell'uomo gravita su questa tremenda questione?

Non la trovate una ingiustizia? Non vi sembra una “pari opportunità” ai posteri negata?

E c'è un'altra “pari opportunità” ai posteri negata: in fin dei conti, Adamo ed Eva hanno avuto una possibilità di vivere beatamente, che non solo noi posteri non abbiamo avuto, ma che neanche potremo mai avere in questa realtà terrestre. Tutto questo è ingiusto ed è discriminante, è cosa totalmente aliena ad un “Dio” buono e giusto.

Pertanto Adamo ed Eva hanno avuto la possibilità di conoscere direttamente “Dio”, di essere dunque certi della sua esistenza, ed hanno avuto anche la possibilità di vivere in un ambiente paradisiaco esente dal male; tutte cose queste ai posteri negate, pur essendo essi estranei ai fatti “criminosi” imputabili a persone loro antecedenti, talmente lontane nel tempo, da non saper assolutamente nulla in merito ad essi.

Ma c'è una questione ancor più profonda ed ancor più grave: in Genesi 2,17 troviamo testualmente scritto “...ma dell'albero della conoscenza del bene e del male, non ne devi mangiare, perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti”.

Queste parole appena sopra riportate, furono secondo la Bibbia, pronunciate dal “Dio” Jahvè ad avvertimento verso l'uomo in merito alla famosa “mela” che poi Eva offrì ad Adamo.

Essendo noi uomini di una nuova era nascente, estranei al credo dogmatico, confermanti il concetto che il porsi domande è questione essenziale per migliorare se stessi e tutto il genere umano, in merito alle parole citate in Genesi 2,17 ci poniamo la seguente questione: “Può un Dio buono e giusto, vietare la conoscenza del bene e del male, e dunque impedire all'uomo un libero confronto fra essi?”.

La risposta a tale domanda non è scontata per tutti, pur essendovi coloro che superficialmente rispenderebbero che un Dio buono e giusto cerca di evitare la conoscenza del male verso le sue stesse creature.

Ma tale risposta cade nel miserabile assurdo, sia perché la conoscenza vietata è anche quella del bene, sia perché avremmo un “Dio” che per amore cerca di evitare la conoscenza del male, per poi condannarlo al male perpetuo della vita terrena.

Inoltre, tale risposta non tiene conto di una fondamentale questione universale in merito al “libero arbitrio”, perché la domanda immediata a seguire è “Se vi è divieto alla conoscenza universale del bene e del male, può forse esservi libero arbitrio?” (vedi capitolo precedente “Il Libero Arbitrio”).

Il “libero arbitrio”, per essere veramente libero, implica che per esercitarlo, si debba essere conoscitori della “Conoscenza Universale”, e dunque nella posizione d'essere detentori di una conoscenza capace di distinguere il bene ed il male, cosa questa invece all'uomo vietata ed impedita, condannandolo ad una millenaria notte d'ignoranza in merito alla fondamentale differenza tra bene e male, tra vero e falso, tra giusto ed ingiusto, di fatto dunque relegando l'uomo in uno stato di non conoscenza in merito alla Verità.

L'uomo non è dunque nel libero arbitrio, quanto piuttosto in un arbitrio circoscritto alle conoscenze ristrette al singolo individuo, conoscenze queste che determinano la sua propria verità relativa.

L'arbitrio relativo di ogni singolo uomo, definisce di conseguenza verità relative, tutte esse considerate nella propria singola individualità da ogni singolo uomo, come verità assolute non discutibili; ed è da tale egocentrica condizione che nascono tutti i problemi relativi alla convivenza umana, perché in tali condizioni, il costruttivo confronto diviene impossibile.

E' questo il tunnel d'ignoranza in cui l'uomo è stato posto!

Una ignoranza composta da false informazioni e false verità, insegnate ed addirittura imposte fin dalla nostra tenera età.

Come già detto, conoscere la differenza fra il bene ed il male è conoscere la differenza fra la luce e le tenebre, questione questa fondamentale di tutto il credo cristiano, che invece incredibilmente ed assurdamente, accetta il concetto posto alle origini di tutto, in cui l'uomo non ebbe il diritto di conoscere la differenza fra il bene ed il male, cioè gli fu negata la possibilità di conoscere la differenza fra la luce e le tenebre, perché vietatogli dal suo stesso “Dio” creatore.

E' solo la totale conoscenza del bene e del male che rende l'uomo libero dalle false conoscenze!

Nascono dunque spontanee altre domande fondamentali:

A seguito constatazione di fatti evidenti, essi attestare che coloro che insegnano le dottrine dogmatiche sono stati a loro volta indottrinati dai loro predecessori, a loro volta anch'essi indottrinati da altri loro predecessori, ci si domanda chi essere colui che ha impedito all'uomo delle origini la conoscenza del bene e del male.

Ci si domanda chi essere quel “Dio” Jahvè che impedì questa conoscenza fondamentale, che come abbiamo visto decreta la effettiva realtà della impossibilità della sussistenza del libero arbitrio.

E ci si domanda se essere realmente stato un “Dio” ad impedire tale conoscenza, o qualcun altro di cui l'uomo ne ignora persino l'esistenza, visto che un Dio buono e giusto, non impedirebbe alle Sue creature la conoscenza del bene, perché se è anche ipoteticamente considerabile l'ipotesi che la conoscenza del male possa essere vietata per amore, è però inaccettabile che venga preclusa la conoscenza del bene.

Se infatti il “Dio” delle origini di cui parla la Bibbia fosse il Dio Padre Buono e Giusto del quale il Cristo Gesù ne parla in tutta la Sua opera d'insegnamento, perché il “Dio” Jahvè dell'Antico Testamento punì Adamo ed Eva piuttosto che sanzionarli?

E' infatti fondamentale soffermarsi sul significato preciso delle parole “sanzione” e “pena”.

La sanzione è una sentenza di condanna che presuppone una pena limitata negli effetti e nel tempo, e che solitamente viene assolta dal condannato in forma di risarcimento materiale o di pagamento pecuniario. Lo scopo della sanzione non è quello di privare il condannato dei suoi diritti, del suo benessere, del suo status, di quanto gli permette di sussistere nello stato in cui normalmente si trovava prima della condanna; se un automobilista eccede in velocità, incorre in una sanzione pecuniaria, o di tipo amministrativo in casi gravi a mezzo la decurtazione dei punti sulla patente.

Ma le sanzioni possono essere di vario genere, anche disciplinari come ad esempio condannare qualcuno ai lavori sociali per un certo periodo di tempo.

Quello che è fondamentale capire, è che la sanzione non rovina una persona, non gli toglie nulla di quanto è, di quanto possiede e di quanto gli rende la vita consona alle sue esigenze ed al suo benessere. E' inoltre altrettanto fondamentale capire, come già asserito, che una sanzione è una pena limitata negli effetti e nel tempo, perché lo scopo della sanzione è di tipo educativo, in se stessa la sanzione riconoscendo la possibilità d'errore, la possibilità della negligenza o della superficialità.

La pena è invece una sentenza di condanna che non è limitata nel tempo e che ha effetti devastanti, effetti permanenti, effetti sconvolgenti, effetti molto gravi e pesanti che stravolgono completamente e radicalmente la realtà di esistenza antecedente la pena inflitta al condannato.

Si parla dunque di “pena all'ergastolo”, “pena di reclusione prolungata”, “pena amministrativa” e anche di “pena di morte”.

E la “pena di morte” è esattamente quanto il “Dio” Jahvè ha inflitto ad Adamo ed Eva a motivo del loro gesto che, visto dal “Dio” creatore, è un gesto di disobbedienza, mentre visto invece dall'uomo è un tentativo al diritto di conoscere la verità in merito al bene ed al male, in nome di quel libero arbitrio dalle chiese ritenuto essere motivo del “peccato”, ma che di fatto, come dimostrato, è totalmente inesistente.

Dunque, se il “Dio” Jahvè delle origini fosse stato un Dio Buono e Giusto, non avrebbe dovuto infliggere una pena talmente grave da comportare persino la morte del corpo, avrebbe invece dovuto imporre una condanna di tipo sanzionale.

L'aggravante a tale ingiustizia è in realtà una forma di punizione che eccede nell'assurdo e nel assolutamente ingiusto, quando a motivo della pena inflitta ad Adamo ed Eva, ne risultano condannati tutti coloro che da essi ne discenderanno nel tempo fino alla fine dei tempi.

Oltre a tutto quanto fin ora analizzato, vi è ancora un aspetto veramente incredibile da considerare, ed è ancora più incredibile il fatto che gli uomini non si siano mai soffermati a riflettere sul fatto che il “Dio” Jahvè delle origini, ha totalmente ignorato il concetto del perdono, al punto tale da renderci convinti che egli stesso ne ignorasse il concetto.

Infatti, in tutti i fatti che interessano il “Dio” Jahvè dell'Antico Testamento, non esiste un solo avvenimento, non esiste una sola parola che possano far credere all'uomo che questo “Dio” conoscesse o concepisse il concetto del perdono.

Addirittura negli stessi Dieci Comandamenti da egli dati all'uomo, non compare questo fondamentale concetto d'amore, che è la più grande delle manifestazioni d'amore inimmaginabili (vedi “Libro Secondo – Capitolo 7 – I Sette Spiriti di Dio – Il Perdono).

Non tutti sanno inoltre che i famosi Dieci Comandamenti furono dati al popolo ebraico con la soluzione dell'osservanza all'interno dei soli membri del popolo ebraico stesso; l'osservanza d'essi verso chi non fosse ebreo fu addirittura di fatto vietata dallo stesso “Dio” Jahvè.

E' solo più tardi il Cristo ad attestare l'imperfezione dei Dieci Comandamenti, asserendo con Sue testuali parole “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17), questo dichiarando proprio in riferimento al fatto che era al popolo ebraico totalmente sconosciuto il concetto del perdono, semplicemente a motivo del fatto esso essere assolutamente inesistente nelle loro dottrine, nelle loro tradizioni e nella loro cultura religiosa formatasi a seguito degli insegnamenti e dei precetti del “Dio” Jahvè.

Quel “portare a compimento” di cui il Cristo parla, è quel aggiungere il concetto del perdono del quale nell'Antico Testamento non vi è nessuna traccia.

Questa è l'origine della Grande Menzogna!

Per millenni gli uomini hanno vissuto credendo essere creature di un “Dio” onnipotente buono e giusto, hanno creduto giusta e meritata la punizione alla sofferenza terrena, hanno creduto essere peccatori a motivo di un reale gesto di disobbedienza, hanno creduto essere nell'autentico libero arbitrio, hanno creduto essere detentori di una verità ultraterrena a mezzo la loro religione professata, hanno creduto che la loro stessa religione sia il risultato del volere di quel loro “Dio” che li ha condannati alla più severa ed alla più ingiusta di tutte le pene inimmaginabili.

E per millenni gli uomini hanno vissuto in una sorta di pigrizia mentale, in uno sterile adattamento alle circostanze, in un tunnel d'ignoranza da altri ben diffuso per mezzo di dottrine religiose dall'uomo sostenute, in nome di un “Dio” che non può essere il Dio Padre Onnipotente Buono e Giusto, quanto invece essere un impostore.

Non che il “Dio” delle origini non sia il creatore del tutto (anzi... come vedremo egli lo è veramente), quanto piuttosto, semplicemente ed evidentemente, il “Dio” Jahvè delle origini non è il Dio Padre Onnipotente di cui ne parla il Cristo Gesù.





Commenti

ANGELO ha detto…
TU pensi che CHI legge il tuo scritto COMPREn..SIBILIssimo comPRENDE senza PAGARE? Cioè COMPREnde?
Caro mio SPIRITO in AGIT'AZIONE ... non ha sVELATO un BEL NULLA. Hai solo riVELATO con un altro VELO.

riTENTA ... sarai perDONATO SEMPRE perché non CAPIranno MAI senza il VOLERE del PADRE e non dell'altro DIO, d'IO o di o.
Unknown ha detto…
Credo che come la pretesa di appioppare ad un lattante 30000 euro di debito pubblico dalla nascita, così è la pretesa per il peccato originale. Già a questa nefandezza rispondevo che non avevo debiti con nessuno e che l'unione per scopi propriamente malvagi non fa la forza di questi poveri illusi. A chi ha poco verrà tolto anche quel poco che ha e non si parla di soldi. Non è il coraggio che ti manca è la paura che ti frega. Il meccanismo è che se Dio ha lasciato morire il suo figlio prediletto sulla croce figurati uomo di carne cosa lascerebbe fare a tè che non sei nuppure un prediletto, così facendo ti fiderai sempre più di uno in carne come tè, un cane che si morde la coda. Il peccato non è originale ma: il peccato sta'non capirsi dall'originale e siccome questo mondo è del principe e per adesso"ma manca molto poco" nessun re altrimenti non avrebbe detto"tutto questo sarà tuo se ti prostrerai dinnanzi a me. Quindi il contenitore è di appartenenza non divina(corpo)e il libero arbitrio sembra proprio derivare da una sorta di scommessa richiesta ed esaudita dal nostro Signore Dio per grande misericordia verso anche la più piccola delle sue creature pur sapendo già il finale. Quindi ci sarà per qualcuno alla fine dei suoi giorni il giudizio per il suo peccato verso l' originale che ha ignorato preferendo le zozzure del mondo. Fino alla gelosia ama lo Spirito che alberga in voi. Ma il problema non esiste perché nessuno può interferire imprimendo la sua volontà di far capire, anzi è molto pericolo per chi lo fa anche se pensa che sia a fin di bene. A mio avviso siamo in pieno giudizio su noi ma come a scuola i quaderni sono stati chiusi e non c'è modo più di correzione e molti difatti sono caduti nel termine (tutto è falso) proprio adesso dopo anni di chiesa e confraternite di assidua frequentazione e la media di 70 anni di età. A chi ha poco sarà tolto anche quel poco che ha ma per darlo a chi ne è quasi pieno in modo da completarlo. Auguro a tutti buona fortuna belli e brutti. Un'abbraccio.
Unknown ha detto…
Ho dimenticato di mettere di me.
ANGELO ha detto…
Soprattutto te.
Non sai che tutti facciamo parte di una UNICA PERSONA?
Non sai che a salire sulla Croce è stato l'Iddio in qualità di Padre?
Tu non sai che è stato già tutto salvato!
Ora lo si può solo rivedere per capire certi passi rimasti poco comprensibili.
Buona visione.

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